Top
 

Comunicati

Cisl FVG > Corona virus  > 2020  > I SINDACATI: «PRONTI ALLA FASE DUE, MA LA TUTELA DELLA SICUREZZA RESTA LA PRIORITÀ»

I SINDACATI: «PRONTI ALLA FASE DUE, MA LA TUTELA DELLA SICUREZZA RESTA LA PRIORITÀ»

Cgil-Cisl-Uil Fvg: “Già molte le imprese aperte. Il ritorno alla normalità non può che essere graduale”
No alla gestione unilaterale della sicurezza: “Per ripartire indispensabile il confronto con sindacati e Rsu”

«Non c’è in corso nessun conflitto tra chi vuole aprire le aziende e chi vuole tenerle chiuse. È giusto, anzi, prepararsi a una ripartenza dell’economia, nella consapevolezza però che in questa fase la tutela della salute, individuale e collettiva, resta la priorità più importante». È quanto dichiarano unitariamente i segretari generali Villiam Pezzetta (Cgil), Alberto Monticco (Cisl) e Giacinto Menis (Uil), ribadendo che «l’unica strada per gestire la fase due è il confronto tra istituzioni, imprese e sindacato confederale, nel solco tracciato dal protocollo nazionale del 14 marzo. Un protocollo, rimarcano i sindacati, «che va declinato anche a livello regionale, individuando le linee guida per la gestione della sicurezza sul territorio e azienda per azienda, perché non è pensabile che la sicurezza possa essere gestita unilateralmente dalle aziende, al di fuori di regole certe e condivise con sindacati e Rsu, indispensabili per ripartire».

CONTRATTAZIONE E AMMORTIZZATORI. Al di là della decorrenza temporale di un eventuale, ulteriore allentamento delle restrizioni in atto, i sindacati sostengono che sarebbe un errore tracciare un confine netto tra il prima e il dopo. «Il ritorno alla normalità – dichiarano ancora Pezzetta, Monticco e Menis – non può essere che graduale, così come è lenta e graduale la flessione della curva dei contagi. Nella consapevolezza condivisa che un ritorno ai ritmi di produzione e di lavoro pre-crisi è al momento impensabile, è evidente che l’obiettivo deve essere quello di rendere attuabili, azienda per azienda, i protocolli relativi all’utilizzo dei dispositivi di protezione individuale, al distanziamento, alla gestione degli spazi comuni e all’organizzazione del lavoro. Il tutto all’interno di un quadro nazionale di potenziamento degli ammortizzatori, indispensabile per sostenere un’ingente riduzione dei carichi di lavoro e un massiccio ricorso ai congedi parentali, vista la necessità di assistere a tempo pieno i figli fino a settembre, data fissata per l’auspicata riapertura delle scuole». Contrattazione da un lato, nazionale, territoriale e con le Rsu a livello aziendale, e ammortizzatori dall’altro sono quindi il binomio necessario per gestire la fase due.

UNO SU DUE GIÀ AL LAVORO. Che il ritorno debba essere graduale lo dice anche la constatazione che già oggi, in virtù dei codici Ateco autorizzati ad operare e di migliaia di richieste di deroga inviate alle quattro prefetture, i sindacati stimano che le imprese aperte siano operativi circa un dipendente su due e almeno il 40% delle oltre 80mila imprese attive in regione. «Oggi come nelle prossime settimane – dichiarano ancora i segretari – l’obiettivo deve essere quindi quello di garantire che siano garantite le condizioni di prevenzione e sicurezza, perché una ripresa dei contagi congelerebbe qualsiasi prospettiva di ripresa». Si tratterà inoltre di discutere e mettere in campo linee guida chiare e coerenti per gestire «la ripresa del pendolarismo, sia pure al momento limitata ai lavoratori e quindi meno impattante in termini di affollamento dei mezzi e delle strade, la riapertura in sicurezza dei pubblici esercizi, la necessità di sostenere con misure specifiche, anche di carattere regionale, settori dove l’impatto della crisi è destinato ad essere pesantissimo anche nei prossimi mesi, come il turismo, gli spettacoli, i servizi educativi, l’industria del tempo libero».

OBIETTIVO SICUREZZA. Quanto alla gestione della sicurezza all’interno delle imprese, la principale preoccupazione riguarda quelle piccole e microaziende che costituiscono la spina dorsale dell’economia regionale, spesso non sindacalizzate ma neppure in contatto con le proprie associazioni di rappresentanza. «È soprattutto su questa realtà – concludono Pezzetta, Monticco e Menis – che andrà rafforzata la nostra azione, sia in termini di vigilanza che di consulenza e assistenza. Da qui l’importanza che i protocolli in discussione “investano”  sul ruolo dei rappresentanti territoriali dei lavoratori per la sicurezza (Rlst): se queste figure fossero state istituite e attivate nei termini previsti dai contratti collettivi, come rivendica da tempo il sindacato, oggi ci troveremmo già in mano gli strumenti per gestire l’emergenza in atto e la cosiddetta fase due con più efficienza e con un monitoraggio più attendibile della situazione nel territorio».